Pandolce alla Genovese

Leggenda vuole che sia stato il doge Andrea Doria, nel ‘500, a bandire un concorso tra i maestri pasticceri di Genova per la creazione di un dolce rappresentativo della ricchezza cittadina
Leggenda vuole che sia stato il doge Andrea Doria, nel ‘500, a bandire un concorso tra i maestri pasticceri di Genova per la creazione di un dolce rappresentativo della ricchezza cittadina. Questo dessert doveva essere coerente con l’anima marinara genovese: nutriente ma di lunga conservazione, da tenere in cambusa durante i lunghi viaggi per mare. Nacque così il pandolce, una sorta di focaccia di pasta lievitata farcita. Indipendentemente dall’attendibilità storica del fatto, il pandolce si collocò saldamente nella tradizione del Natale ligure, tanto da diventare il protagonista di un rito propiziatorio di salute, fortuna, soldi per il nuovo anno. Ancora oggi, secondo gli usi familiari, al più giovane spetta il compito di infiggerci sulla sommità un ramoscello d’olivo o d’alloro in segno di devozione; al più anziano, quello di tagliarlo con l’accortezza di serbare una fetta per il povero che si presenta alla porta. Diffuso ormai in ogni periodo dell’anno, il pandolce si trova sia nella forma alta e ben lievitata tradizionale, che in quella bassa e compatta più recente. Il pandolce si mantiene fresco anche per un mese, poi si secca e si può conservare a lungo, in vista di una sua possibile resurrezione con il semplice passaggio in forno.

Ingredienti:

  • farina bianca 500 g
  • zucchero semolato 125 g.
  • pasta da pane (lievitata) 50 g
  • pinoli 25 g
  • pistacchi 25 g
  • uvetta sultanina 25 g
  • zucca candita 25 g
  • semi di finocchio 10 g
  • acqua di fior d’arancio
  • marsala
  • burro Frascheri
  • sale


Preparazione

Versare sulla spianatoia gr. 250 di farina, unire ad essa la pasta lievitata e un pizzico di sale; impastare con qualche cucchiaiata di acqua tiepida.
Lasciare lievitare l’impasto (avvolto in un tovagliolo) per 18 ore.
Trascorso questo tempo ammorbidire l’uvetta in acqua tiepida poi versare sulla spianatoia la restante farina, unire ancora un po’ di sale, mezzo bicchiere di marsala, il burro sciolto, un cucchiaino di acqua di fior d’arancio e lo zucchero semolato.
Mescolare questi ingredienti, quindi unire la pasta già lievitata lavorandola molto bene ed aggiungendo il latte Frascheri, tanto quanto basta per ottenere una pasta molto soffice.
Per ultimo incorporarvi i semi di finocchio, i pinoli, i pistacchi, l’uvetta ben scolata e asciugata e infine la zucca candita tagliata a. piccoli pezzetti.
Lavorare con energia la pasta per almeno 20 minuti, quindi darle la forma di un pane, sistemarlo sulla placca da forno imburrata ed infarinata.
Tenere la placca in luogo tiepido per dodici ore.
Trascorso questo tempo incidere la superficie del pandolce con due tagli in croce, quindi porlo in forno già moderatamente caldo (190°) lasciandovelo per circa un’ora.
Levarlo dalla placca, metterlo a raffreddare e poi servirlo.

Leggenda vuole che sia stato il doge Andrea Doria, nel ‘500, a bandire un concorso tra i maestri pasticceri di Genova per la creazione di un dolce rappresentativo della ricchezza cittadina. Questo dessert doveva essere coerente con l’anima marinara genovese: nutriente ma di lunga conservazione, da tenere in cambusa durante i lunghi viaggi per mare. Nacque così il pandolce, una sorta di focaccia di pasta lievitata farcita. Indipendentemente dall’attendibilità storica del fatto, il pandolce si collocò saldamente nella tradizione del Natale ligure, tanto da diventare il protagonista di un rito propiziatorio di salute, fortuna, soldi per il nuovo anno. Ancora oggi, secondo gli usi familiari, al più giovane spetta il compito di infiggerci sulla sommità un ramoscello d’olivo o d’alloro in segno di devozione; al più anziano, quello di tagliarlo con l’accortezza di serbare una fetta per il povero che si presenta alla porta. Diffuso ormai in ogni periodo dell’anno, il pandolce si trova sia nella forma alta e ben lievitata tradizionale, che in quella bassa e compatta più recente. Il pandolce si mantiene fresco anche per un mese, poi si secca e si può conservare a lungo, in vista di una sua possibile resurrezione con il semplice passaggio in forno.

Ingredienti:

  • farina bianca 500 g
  • zucchero semolato 125 g.
  • pasta da pane (lievitata) 50 g
  • pinoli 25 g
  • pistacchi 25 g
  • uvetta sultanina 25 g
  • zucca candita 25 g
  • semi di finocchio 10 g
  • acqua di fior d’arancio
  • marsala
  • burro Frascheri
  • sale


Preparazione

Versare sulla spianatoia gr. 250 di farina, unire ad essa la pasta lievitata e un pizzico di sale; impastare con qualche cucchiaiata di acqua tiepida.
Lasciare lievitare l’impasto (avvolto in un tovagliolo) per 18 ore.
Trascorso questo tempo ammorbidire l’uvetta in acqua tiepida poi versare sulla spianatoia la restante farina, unire ancora un po’ di sale, mezzo bicchiere di marsala, il burro sciolto, un cucchiaino di acqua di fior d’arancio e lo zucchero semolato.
Mescolare questi ingredienti, quindi unire la pasta già lievitata lavorandola molto bene ed aggiungendo il latte Frascheri, tanto quanto basta per ottenere una pasta molto soffice.
Per ultimo incorporarvi i semi di finocchio, i pinoli, i pistacchi, l’uvetta ben scolata e asciugata e infine la zucca candita tagliata a. piccoli pezzetti.
Lavorare con energia la pasta per almeno 20 minuti, quindi darle la forma di un pane, sistemarlo sulla placca da forno imburrata ed infarinata.
Tenere la placca in luogo tiepido per dodici ore.
Trascorso questo tempo incidere la superficie del pandolce con due tagli in croce, quindi porlo in forno già moderatamente caldo (190°) lasciandovelo per circa un’ora.
Levarlo dalla placca, metterlo a raffreddare e poi servirlo.